Exchange di crypto o casinò digitali? Sveliamo la “gamblification” del trading

Neha Soni
Scritto da Neha Soni
Tradotto da Maurizio Varriale

Le piattaforme di scambio di criptovalute promettevano un tempo di rivoluzionare il modo di investire nel futuro della finanza. Ma oggi, sempre più spesso, assomigliano a Las Vegas più che a Wall Street. Almeno, è questa la conclusione di un recente studio peer-reviewed condotto da un gruppo di ricercatori affiliati alla Concordia University, secondo cui molte piattaforme crypto si sono trasformate in ecosistemi gamificati, costruiti per ricordare veri e propri casinò. Questi exchange attirano gli utenti in un ciclo ad alto impatto di rischio e ricompensa, sfruttando tattiche tipiche del mondo del gioco d’azzardo: classifiche scintillanti, tornei di trading a tempo limitato, badge, gilde sociali e perfino montepremi.

Due concetti chiave da capire

Lo studio approfondisce due concetti fondamentali: financialisation e gamblification. Con financialisation si intende l’invasione della logica finanziaria nella vita quotidiana: risparmio, investimento, leva finanziaria e ottimizzazione. Gamblification, invece, descrive la trasformazione delle attività finanziarie in esperienze simili a giochi, pensate per premiare comportamenti rapidi e rischiosi. Prendendo come esempio BitMEX, una delle piattaforme più gamificate analizzate nel report, i ricercatori mostrano come strumenti finanziari e dinamiche da videogioco si fondano per trasformare la speculazione ad alto rischio in una forma di intrattenimento.

BitMEX offre trading con leva fino a 100x, competizioni in tempo reale tra gruppi di utenti (le cosiddette “Gilde”), e classifiche pubbliche che seguono i top trader come fossero star degli eSports. E il meccanismo funziona: secondo i ricercatori, BitMEX ha generato miliardi liquindando utenti eccessivamente esposti, attratti dall’adrenalina del gioco ad alto rischio.

Confini volutamente sfumati

In un’intervista rilasciata a SiGMA News, Claude du Toit, esperto di crescita ed entusiasta del mondo crypto, e Justin d’Anethan, Head of Sales della piattaforma di lancio token Liquifi, hanno condiviso le loro opinioni. Du Toit è diretto: “Queste funzionalità non sono casuali. Gli exchange guadagnano dalle commissioni e dalle liquidazioni, quindi hanno ogni incentivo a spingere gli utenti a fare trading spesso e ad alto rischio.”

“La parte subdola è come confezionano tutto con termini finanziari ‘rispettabili’ come investimento, yield, strategia. In realtà, il comportamento che incentivano somiglia moltissimo al gioco d’azzardo.”

D’Anethan, più morbido, ammette che le funzioni gamificate servono per rendere le piattaforme più coinvolgenti e divertenti. Ma aggiunge:

“Alcuni exchange sfumano intenzionalmente la percezione del rischio con linguaggio da gioco e premi ambigui. È un equilibrio delicato: l’engagement non dovrebbe mai andare a scapito della chiarezza o della cautela dell’investitore.”

Gli exchange guadagnano quando gli utenti perdono: il report

Una delle affermazioni più controverse dello studio è che gli exchange crypto traggano i maggiori profitti proprio quando gli utenti subiscono perdite, specialmente nel trading a leva.
Il motivo? Le piattaforme incassano sia le commissioni su ogni transazione, sia le liquidazioni forzate quando il mercato si muove contro le posizioni degli utenti. Du Toit non nega le zone grigie etiche: “Offrire questo tipo di servizi può non essere etico, ma con educazione adeguata e un approccio al rischio ben gestito, la cosa può diventare più sostenibile.
È come un coltello: nelle mani giuste serve a preparare la cena, in quelle sbagliate è pericoloso
.”

D’Anethan è più sfumato: secondo lui, dire che gli exchange prosperano sulle perdite degli utenti è una semplificazione eccessiva. “Gli exchange vivono di volumi elevati di trading, non necessariamente di fallimenti dei trader. Tuttavia, alcuni operatori poco etici possono sfruttare il loro vantaggio informativo contro i clienti — un problema non esclusivo del settore crypto, ma più evidente data la regolamentazione più leggera.”

Gli exchange crypto dovrebbero essere regolati come i casinò?

Alla domanda se le piattaforme crypto dovrebbero essere regolamentate come aziende di gioco d’azzardo, D’Anethan risponde con decisione: “I crypto exchange devono sì affrontare una regolamentazione rigorosa, paragonabile a quella delle piattaforme finanziarie tradizionali che trattano CFD, ETF o FX. Ma non vedo perché dovrebbero essere trattate come casinò o operatori di scommesse.”

Du Toit, al contrario, è più aperto all’idea: “Ci sono argomentazioni forti per trattare alcune attività crypto — in particolare quelle con leva, perpetual e trading ad alta frequenza — con un framework regolatorio simile a quello del gioco d’azzardo.” Ma puntualizza: “Non tutta l’attività crypto è gioco d’azzardo. Ad esempio, lo staking o il holding a lungo termine non comportano gli stessi rischi.”

Lo studio sottolinea anche una contraddizione centrale nell’industria crypto: le piattaforme si presentano come strumenti d’investimento, ma funzionano spesso come giochi, il che mina le tutele per gli utenti e può causare danni finanziari, soprattutto ai piccoli investitori. Du Toit crede che le piattaforme debbano fare di più. Secondo lui, le aziende crypto “dovrebbero integrare analisi comportamentali per intervenire quando gli utenti mostrano segnali di trading compulsivo, offrendo limiti e avvisi personalizzati simili a quelli adottati dal gioco responsabile.” D’Anethan è d’accordo: “Tutto si riduce a questo: trasparenza, educazione al rischio e pratiche di trading responsabili.”

I crypto exchange non si limitano a fornire nuovi strumenti finanziari: stanno cambiando il nostro modo di rapportarci al denaro. Man mano che il confine tra investimento e intrattenimento si sfuma, i ricercatori avvertono: la gamblification sta trasformando il trading crypto in uno spettacolo ad alto rischio. Entrambi gli esperti concordano: trasparenza, regolamentazione e protezione degli utenti sono fondamentali se il settore vuole maturare.

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